Il crowdfunding o finanziamento collettivo è un fenomeno nato in Australia e negli Stati Uniti, attraverso il quale il promotore di un’iniziativa a carattere economico, sociale, culturale o benefico, richiede al pubblico indistinto (crowd), per lo più tramite Internet, somme di denaro, anche di modesta entità, per sostenere il proprio progetto.
Quando si parla di crowdfunding ci si riferisce quindi ad una raccolta di fondi rivolta a più individui che condividono un medesimo interesse o un progetto comune, oppure intendono finanziare un'idea innovativa o una iniziativa imprenditoriale.
Esistono diverse tipologie di crowdfunding, distinte in base alla finalità per la quale si raccolgono le risorse finanziarie, oppure in relazione alla remunerazione prevista per i finanziatori. I modelli "classici" di crowdfunding sono:
L’equity crowdfunding è forse la forma più diffusa di crowdfunding, soprattutto nel mondo delle startup. Sempre più imprese innovative, infatti, si affidano a questa modalità alternativa di finanziamento per raccogliere i fondi necessari per avviare o sviluppare la propria attività, ottenendo risorse finanziarie dal pubblico a fronte di quote di partecipazione nella società. E sempre più persone scelgono di investire in startup anche grazie alle agevolazioni fiscali dedicate a chi investe in pmi innovative.
Questo modello, prevedendo la partecipazione al capitale sociale dell’impresa, è regolamentato in Italia dalla Consob. Nel 2012 infatti, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un canale di finanziamento alternativo rispetto al credito bancario, il Governo ha disciplinato lo svolgimento dell’attività di equity crowdfunding in Italia. Secondo la definizione adottata da Consob: “Si parla di equity-based crowdfunding quando tramite l'investimento on-line si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell'impresa”.
Il ruolo delle piattaforme di equity crowdfunding è di riunire e far incontrare su un portale online i progetti presentati da startup e Pmi e l’interesse dei potenziali investitori, facilitando in questo modo la raccolta di capitale ed espandendo il bacino di investitori al di là della cerchia dei founder e dei venture capitalist. La figura del Campaign Manager, accompagna gli imprenditori da un lato e gli investitori dall’altro durante tutta la raccolta, fornendo il supporto necessario a lanciare la propria campagna di raccolta fondi e sostenerla, e al contempo dando accesso a tutte le informazioni e la documentazione utili a valutare la startup prima di decidere di investire.
In generale il crowdfunding è rivolto a tutti, una delle caratteristiche che lo contraddistinguono è proprio l’allargamento dell’attività di finanziamento di un progetto o di un’impresa a un pubblico più vasto di quello ristretto di investitori o solo di banche.
Le soglie minime previste per i versamenti, a volte anche di poche decine di euro, a volte neppure esistenti, indicano che chiunque può partecipare. Le piccole cifre coinvolte e l’uso della rete sono state un motivo di attrazione per le generazioni più giovani all’inizio, ma come spesso accade il crowdfunding è poi divenuto popolare anche per le fasce di età successive.
Naturalmente molto cambia dal tipo di crowdfunding che è messo in atto. Il target dell’equity crowdfunding, per esempio, è quello di investitori che desiderano partecipare in modo più attivo al progetto che sostengono, osservando il loro sviluppo nel tempo.
I piccoli investitori in questione trovano nell’equity crowdfunding uno strumento per effettuare una diversificazione dell’allocazione del proprio risparmio. In particolare l’enorme segmento dei piccoli risparmiatori, che è solitamente più prudente, ha la possibilità di diversificare il rischio in modo autonomo e senza intermediazioni di fondi e banche e tra più progetti e aziende di quanto potrebbe in modo tradizionale.
Si tratta anche di uno strumento potenzialmente più remunerativo di obbligazioni e titoli classici, visti i tassi di crescita medi delle imprese di cui vengono acquistate quote, e il rischio, pure maggiore, è compensato proprio dal fatto che si può modulare l’investimento dividendolo in molte realtà e impiegando anche solo quantità molto limitate dei propri fondi.
Ma l’equity crowdfunding è in realtà ancora più decisivo per le startup e le piccole e medie imprese, che trovano finalmente un modo alternativo alla leva finanziaria per raccogliere capitale nel loro momento più delicato, quello dell’avvio dell’attività.
Si tratta di una soluzione che consente alle imprese di poter contare su capitali di lungo periodo, a volte portati da investitori che hanno anche competenze che si rivelano utili da un punto di vista tecnico o manageriale, e soprattutto di una soluzione meno onerosa, sollevando startup e Pmi dai costi del credito.
Rispetto poi ad altri canali tradizionali anche nello stesso ambito deli finanziamenti in equity il crowdfunding consente all’azienda di condurre un’unica trattativa, un’unica due diligence se necessaria, per più investitori invece di doverne affrontare una per ognuno.
Investitori, che, nel caso rimanessero al di sotto di una certa soglia, come avviene nella maggioranza dei casi, avrebbero solo diritti patrimoniali, senza pericoli di conflitti a livello di governance.