Startup: i falsi miti da sfatare

Redazione BacktoWork 02/02/2021

Attorno l’ecosistema imprenditoriale è solito affermare, come si suol dire, “tutto e il contrario di tutto”. Se un imprenditore, magari alle prime armi, volesse far partire una propria azienda e prendesse per dogma tutto quello che legge e di cui si parla attorno alle startup, rimarrebbe quanto meno deluso dalla realtà. Sulle startup, infatti, circolano tanti falsi miti che sarebbe bene sfatare per non compromettere il potenziale successo di un progetto; alcuni di questi falsi miti potrebbero rallentare se non addirittura bloccare il percorso di crescita intrapreso dal fondatore di una startup. 

La realtà, come spesso accade, è molto meno “romantica” e il più delle volte molto più difficile dei vari assiomi dalla facile presa.

Vediamo di sfatare alcuni falsi miti.

“L'idea è tutto”

No, l’idea non è tutto. Sicuramente è molto importante, dato che si parla di realtà dal carattere innovativo ma non è certo l’unica cosa che conta. Il successo di un’azienda non dipende affatto dall’idea iniziale di chi l’ha fondata, sono numerosi i casi – anche tra le aziende unicorno – in cui il successo è arrivato non dall’idea di partenza. Un buon imprenditore deve saper leggere bene il mercato entro cui intende muoversi e sa che un pivot molte volte è necessario se non si vuole annegare. Per ottenere il successo, uno startupper, deve sapersi circondare di soci che abbiano le competenze necessarie per il prodotto che si intende sviluppare, sapersi muovere con determinazione tra le maglie della burocrazia e non aver paura di mollare l’idea con la quale era partito se le ricerche di mercato effettuate suggeriscono di farlo. 

“Le startup sono solo per giovani” 

Falso anche questo. Soprattutto in Italia i fondatori di startup non sono laureandi o giovani neolaureati, al contrario il profilo di chi decide di far partire un’impresa ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni, esperienze di lavoro accumulate e molte volte il loro business si concentra proprio sul settore lavorativo di provenienza. Le startup rispondono a una filosofia imprenditoriale piuttosto giovane, fresca, per capirla nel miglior modo possibile non serve un’età anagrafica bassa ma una mente flessibile.

“Creare una startup è cool”

Essere startupper può essere divertente, entusiasmante, anzi: l’entusiasmo non deve mancare mai ma se non ci si vuole perdere sulla nuvola dei sogni serve pragmatismo. Non esiste startup che garantisca guadagni facili, poco lavoro e tanta fama. Dietro il successo si nascondono anni di dedizione al progetto e lavoro. Senza duro lavoro non ci sono soldi.

“In Italia non si stanziano fondi a sufficienza per le startup”

Il problema dei fondi alle imprese, soprattutto per quanto concerne il mondo delle startup esiste: il denaro complessivo destinato all’impresa è poco e non basta per tutte e non è facile ottenere credito bancario. Bisogna, però, sapersi guardare intorno: esistono, infatti, tanti sistemi per ottenere finanziamenti. A partire dal crowdfunding, creando una rete di investitori; bandi regionali o europei, istituzioni spesso universitarie che affiancano gli startupper a volte anche finanziandoli; ci sono gli investitori informali come Business Angel o Venture Capital.  Si può, inoltre, ricorrere, soprattutto nella fase iniziale del ciclo di vita della startup, a un bootstrapping.

Come si evince, i falsi miti, sono alimentati da un fondo di verità, verità che facilmente trascende nell’eccessivo, nel dogmatico diventando pericolosamente irreale. Lo startupper di successo deve andare oltre le facili formule e dedicarsi alla fondamentale execution

 


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