Consumer Products & Retail: supply chain più resiliente grazie al digitale

Redazione BacktoWork 01/04/2021

Le catene di approvvigionamento del futuro saranno più corte, agili e “intelligenti”. È quanto emerge da un recente report di Capgemini Research Institute, secondo cui la pandemia ha rappresentato per molte aziende un campanello d’allarme: oggi infatti solo il 23% di quelle attive nel settore dei beni di consumo e il 28% dei retailer ritengono di avere una supply chain sufficientemente agile. 

Di conseguenza, per migliorare la resilienza delle attività, nei prossimi tre anni il 66% delle aziende prevede di apportare cambiamenti significativi alla propria strategia.

Digitale e nuove tecnologie al centro del cambiamento

Secondo l’indagine, dal titolo “The wake-up call: Building supply chain resilience in consumer products and retail for a post-Covid world”, il 58% dei retailer e il 61% delle aziende attive nel settore dei beni di consumo stanno pensando di incrementare gli investimenti nella digitalizzazione della propria supply chain. In particolare, il 47% delle aziende che hanno preso parte all’indagine ha intenzione di investire nell’automazione, il 42% nella robotica e ancora il 42% nell’intelligenza artificiale.

Quasi due terzi delle aziende prevedono di utilizzare massicciamente l’intelligenza artificiale e il machine learning per l’ottimizzazione dei trasporti e dei prezzi; mentre il 54% afferma che si avvarrà di analytics, AI e machine learning per prevedere la domanda.

Dalla globalizzazione alla localizzazione 

Per prevenire future interruzioni e problematiche, le organizzazioni sembrano riconoscere sempre più l’importanza della localizzazione, investendo attivamente in questo campo. In molti casi assistiamo ad una fase di transizione dalla globalizzazione alla localizzazione per quanto riguarda produzione e fornitori. Il 72% delle aziende operanti nel settore dei beni di consumo e il 58% dei retailer affermano, infatti, di aver iniziato a investire attivamente per spostare o avvicinare la produzione su base regionale o locale. Il 65% delle aziende sta inoltre investendo nella regionalizzazione e localizzazione del proprio bacino di fornitori, percentuale che sale all’83% nel Regno Unito. 

Fra tre anni - è la stima degli autori del rapporto - i fornitori a livello globale rappresenteranno solo il 25% della capacità dei retailer, rispetto all’attuale 36%. Nel settore dei beni di consumo, i produttori globali saranno solo il 17%, rispetto all’attuale 26%.

In linea con la transizione verso la localizzazione, i dark store, che sono più vicini ai luoghi di consegna, si stanno convertendo in un’alternativa sempre più utile per evadere gli ordini online, in scia al calo del numero di persone che visitano gli store fisici. Una precedente ricerca di Capgemini aveva evidenziato che se le consegne dai dark store aumentassero del 50%, i margini di profitto potrebbero crescere del 7% per via del calo dei costi e di una maggiore capacità di consegna rispetto a quella dei negozi fisici.

Il post-Covid richiede agilità e resilienza

“Le aziende del settore Consumer Products & Retail sono consapevoli che potrebbero verificarsi ulteriori interruzioni e hanno quindi bisogno di avere l’agilità e la resilienza necessarie per rispondere ai cambiamenti improvvisi della domanda e prendere decisioni strategiche, tattiche e operative in tempo reale”, ha affermato Alessandro Kowaschutz, CPRD & EUCS Director di Capgemini in Italia. “La pandemia ha accelerato il cambiamento e fornito molti insegnamenti: le organizzazioni hanno capito quanto sia importante investire nel digitale e nelle nuove tecnologie per garantire l’intera catena della fornitura, dalle previsioni della domanda al rifornimento dei magazzini, fino a consegne più veloci nell’ultimo miglio, con una notevole riduzione dei costi”. 

 


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