Big Tech: ecco perché consumano più di uno Stato

Redazione BacktoWork 14/06/2022

Streaming, cryptovalute, iperattività sul web e sui social network. La tecnologia consuma e inquina. Molto più di quanto si possa immaginare. Tutti i dati per capire la portata di un fenomeno (incredibilmente) preoccupante

La tecnologia richiede e consuma energia. E inquina. Tanto. Al punto che se la sola Internet fosse uno Stato sarebbe il quarto più inquinante al mondo.  

Un’equazione che fa riflettere soprattutto se la si guarda in controluce tenendo conto di quanto oggi le politiche mondiali stanno cercando di fare nei confronti del cambiamento climatico e della tutela del Pianeta.

A fotografare da diverse angolazioni la questione è stato di recente anche il World Economic Forum che ha messo il suo autorevole sigillo su uno studio pubblicato dalla Royal Society nel quale si apprende che, complice anche la transizione digitale in peno atto, l’hi-tech raggiunge livelli di inquinamento preoccupanti: tanto per avere un ordine di grandezza, se le sue emissioni di CO2 si confrontano con quelle del traffico aereo, il valore può risultare anche fino a tre volte più elevato.

Una responsabilità diffusa

Ma quali sono le cause principali? E i principali responsabili? Tutte e tutti. Per dire: l’invio di una e-mail produce circa 4 grammi di anidride carbonica, che possono salire fino a 50 qualora contenga un allegato molto pesante.

Sulla base di questi valori, il suddetto report ha fatto un po’ di conti e ha calcolato che in un anno, con un utilizzo medio della posta per lavoro, può generare l’emissione di oltre 130 chilogrammi di CO2. Senza contare la crescita del web e l’incidenza dello streaming video o del gaming, che comportano grandi movimenti di dati e di conseguenza l’impiego di enormi e inquinanti data center affamati di energia deputati a gestirne i colossali volumi di traffico.

Il problema poi, ha avuto un’impennata quando l’ingresso in scena prepotente di Bitcoin ha acceso i riflettori della ribalta sul fenomeno criptovalute, e il mining per produrre monete virtuali che vi sottende, il quale ha bisogno di una grande potenza di calcolo, e quindi computer molto esosi sotto il profilo energetico e, di conseguenza, molto inquinanti. Tanto per restare in tema di parallelismi, si calcola che se Bitcoin fosse una nazione sarebbe la 26esima più energivora al mondo.

Le Big Tech consumano più della Grecia e del Portogallo

Volendo proseguire ancora su questa stessa linea di pensiero, un'altra indagine diffusa nelle scorse settimane ha messo nel mirino le cosiddette Faang (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google).

Si tratta di un lavoro firmato Esg Karma Metrix, che ha analizzato i bilanci di sostenibilità delle cinque big tech e li ha dati in pasto a un algoritmo in grado di misurare l’impatto ambientale, appurando che nell’ultimo triennio i loro consumi energetici, sommati, sono quasi triplicati (+198 per cento, a voler essere pignoli), aumentando anche in misura proporzionale le emissioni inquinanti di anidride carbonica.

Dati alla mano, a proposito dei consumi, il pokerissimo di colossi ha totalizzato un consumo di 49,7 milioni di megawatt all’ora (MWh) che, tanto per avere qualche ordine di grandezza è superiore all’omologo della Grecia (46,2) e del Portogallo (48,4) e appena inferiore a quello della Romania (50).

Ancora per ciò che riguarda i medesimi soggetti, risulta che - sempre negli ultimi tre anni - hanno emesso qualcosa come 98,7 milioni di tonnellate di CO2, ben superiori a quella della Repubblica Ceca.


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