Recovery Plan, le priorità d’intervento secondo Bankitalia: dal digitale alla pubblica amministrazione

Redazione BacktoWork 18/02/2021

A pochi giorni dall’insediamento del governo guidato da Mario Draghi resta alta l’attenzione verso uno dei principali nodi che l’attuale esecutivo dovrà sciogliere: vale a dire come investire il denaro del Recovery Plan in maniera tale da far ripartire il Paese nel post pandemia. Se l’è chiesto anche il capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone, che ha delineato quelle che a suo parere sono le tre principali priorità d’intervento su cui il governo dovrà investire: digitalizzazione, pubblica amministrazione e patrimonio culturale nazionale. Una sfida che però secondo Balassone dovrà essere raccolta nel breve periodo e senza sprechi di sorta, altrimenti: “I problemi del Paese non sarebbero alleviati dal maggiore indebitamento, ma sarebbero accresciuti”.

Recovery Plan, innovare la Pubblica Amministrazione

Sul versante della Pubblica Amministrazione Balassone ritiene sia necessario operare su un duplice fronte, che includa sia l’innovazione digitale vera a propria che maggiori investimenti in capitale umano. Per quanto riguarda la digitalizzazione della PA infatti, l’Italia si trova attualmente al 19esimo posto nell’Unione Europea, con un punteggio di 67,5/100, e al 25esimo posto per digitalizzazione generale in base al Digital Economy and Society Index 2020. Risultato deludente che secondo Balassone è dovuto allo: “Scarso livello di interazione online tra le Amministrazioni pubbliche e i cittadini, un ritardo spiegato da fattori sia di domanda (sono pochi gli utenti che si rivolgono alla PA mediante canali digitali), sia di offerta (ad esempio, la ridotta disponibilità di moduli precompilati)”.

A influire sugli scarsi risultati del nostro Paese è però anche una forza lavoro della PA con una composizione demografica che fatica a stare al passo con l’evoluzione tecnologica delle infrastrutture digitali. La crisi provocata dalla pandemia ha tuttavia indicato una possibile via d’uscita proprio nella digitalizzazione dei processi organizzativi, che vanno ripensati sulla base delle nuove esigenze.

Investimenti nelle nuove tecnologie

Il secondo ambito d’intervento è invece quello della trasformazione tecnologica ed ecologica del Paese. Un settore purtroppo ancora fortemente sottodimensionato a causa degli scarsi investimenti sia da parte del comparto pubblico che di quello privato, i cui effetti sono ben visibili anche qui nelle classifiche stilate a livello europeo. Tra il 2015 e il 2018 infatti, l’Italia ha investito soltanto l’1,4% del PIL in ricerca e sviluppo, a fronte del valore medio del 2,2% registrato nell’Ue, mentre gli investimenti annui per abitante nel medesimo settore ammontano in Italia a 235 euro, contro un valore europeo che è quasi il doppio.

Anche in questo caso inoltre emergono criticità nel reperimento di competenze adeguate sul mercato del lavoro, a causa della scarsa attenzione che purtroppo viene posta su scuola e istruzione e che spinge molti giovani a non proseguire gli studi o a cercare opportunità lavorative all’estero nel caso degli studenti più capaci. Ciò si ripercuote ovviamente sul ritardo produttivo del Paese, con il rischio di innescare un circolo vizioso tra lavoro e istruzione.

È necessario infine che vengano poste innovate attenzioni anche sul settore delle Green technologies (anche seguendo le direttive illustrate nel Green New Deal europeo) attualmente poco attrattive per quanto riguarda gli investimenti. Stando agli indicatori elaborati dalla Commissione Europea relativamente al 2018 infatti, l’Italia è anche qui al di sotto della media europea in merito alla spesa per l’efficientamento energetico e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Maggiore attenzione sul settore culturale

Ultimo ma non meno importante è l’accento che secondo Balassone il Recovery Plan dovrà porre sul settore culturale e turistico, alla luca della forte crisi che questo ha subito durante la pandemia che ne ha reso: “Immediatamente percepibile la rilevanza anche economica. Esso può essere preservato e reso fruibile sfruttando maggiormente le nuove tecnologie. Al turismo è direttamente riconducibile, rispettivamente, più del 5 per cento del PIL e oltre il 6 dell’occupazione”.

Tutto ciò ovviamente dovrà essere svolto sapendo cogliere la grande occasione che l’Europa ci ha dato, evitando dunque sperperi di denaro che potrebbero fare altro che peggiorare una crisi ormai strutturale del sistema italiano: “Al di là degli aspetti finanziari, i benefici effettivi che l’Italia potrà ottenere dall’utilizzo dei fondi del nuovo strumento dipenderanno dalla capacità del Paese di proporre interventi in grado di contribuire a rafforzare il potenziale di crescita economica, coerenti con gli obiettivi e i requisiti del programma, e di attuarli in tempi rapidi e senza sprechi”.


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