In Italia le donne continuano ad avere un accesso limitato al settore digitale in termini di educazione, carriera e opportunità, nonostante le nuove tecnologie siano uno dei più forti driver di cambiamento della nostra società. È la fotografia scattata da un recente studio di Università Bocconi e Plan International realizzato con il supporto di UniCredit Foundation.
Il report evidenzia come, sulla base degli indicatori di “Women in Digital”, l’Italia occupi la 25esima posizione su 28 Paesi europei per parità digitale di genere, ben 12 posizioni sotto la media europea e davanti soltanto a Grecia, Romania e Bulgaria.
A livello occupazionale il divario digitale di genere nelle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) è allarmante, rileva la ricerca. In ambito scientifico-tecnologico, stando ai dati Almalaurea, a cinque anni dalla laurea solo il 45% delle donne ha una occupazione stabile, rispetto al 62% degli uomini. Nelle professioni legate al cloud computing sono uomini l’83% dei lavoratori, nell’ingegneria l’81% e nel data engineering il 69%, benché sia gli uomini che le donne percepiscano la tecnologia come un’opportunità e nella fascia di età 16-24 anni le competenze di base delle ragazze siano persino maggiori di quelle dei ragazzi.
“Lo scollamento tra una percezione positiva nei confronti della tecnologia e la tendenza che porta le ragazze ad essere cinque volte meno propense dei ragazzi a intraprendere una carriera in ambito tecnologico inizia in famiglia, dove culturalmente è sottovalutata la capacità delle ragazze in ambito scientifico, e continua nella scuola, che non svolge un’adeguata azione di promozione della cultura scientifica tra le donne” spiega Paola Profeta, direttrice dell’AXA Research Lab on Gender Equality dell’Università Bocconi, tra i curatori dello studio.