Innovazione energetica, startup in crescita ma Italia ancora in ritardo

Redazione BacktoWork 27/07/2020

Secondo il rapporto annuale sull'innovazione energetica dell'Istituto per la Competitività (I-Com), nel nostro Paese le startup attive nel settore dell'energia sono 1.610: dal 2015 il tasso di crescita medio annuo è del 61,1%. Ma non mancano le criticità, soprattutto sotto il profilo economico-finanziario e occupazionale, e l'Italia è ancora indietro sui brevetti energetici. 

È quanto emerge dal rapporto "La ripresa sostenibile. L'innovazione energetica chiave dello sviluppo". Dati che il presidente di I-Com, l'economista Stefano da Empoli, commenta così: "Solo il 5% delle startup energetiche ha un capitale superiore a 250.000 euro. Sono poche anche quelle con un valore della produzione considerevole, superiore a 500.000 euro, che sono pari all'11,3% al Centro-Nord e al 7,7% al Sud. La maggioranza delle startup energetiche ha una dimensione d'impresa molto contenuta, con un impatto ancora assai ridotto in termini occupazionali: solo il 3,1% dichiara tra 10 e 19 addetti e appena lo 0,9% ha almeno 20 addetti".

Tra i punti di debolezza che ancora caratterizzano il sistema italiano dell'innovazione nel settore dell'energia, lo studio punta l'attenzione sui brevetti, uno dei principali indicatori della capacità di innovare. L'Italia risulta ancora molto indietro a livello europeo e internazionale. Nel 2018 le domande di brevetto in campo energetico provenienti dal nostro Paese sono appena 879, lo 0,8% del totale a livello globale, nonostante il 91% delle startup energetiche italiane risulti specializzato in attività di ricerca e sviluppo. In Europa peggio di noi fa la Spagna con 254 brevetti, mentre la Francia e soprattutto la Germania vanno decisamente meglio (rispettivamente, 3.206 e 8.288). 

A livello internazionale, la Cina conquista il primato con 28.679 brevetti concessi in campo energetico, pari al 27,4% del totale mondiale, scalzando seppure di pochissimo il Giappone, che si ferma a 28.619 (27,3% del totale). Tuttavia - evidenzia il rapporto - si deve ricordare come la Cina conti per la quasi totalità brevetti domestici, molto spesso di modesto valore. Senza considerare che si contraddistingue rispetto agli altri Paesi per un regime di protezione dei diritti di proprietà intellettuale in cui la brevettazione è soggetta a incentivi di natura monetaria. In terza e quarta posizione più staccati si trovano gli Stati Uniti e la Corea del Sud, con il 12,7% e l'11% del complesso delle domande di brevetto nel settore energetico. 


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