Decreto Sostegni - bis: cosa cambia per le startup e gli investimenti in equity

Giorgio Cardamellis & Gianni Balduzzi 10/06/2021

L’obiettivo generale di questo nuovo intervento del Governo va oltre quello originale di sostenere le attività danneggiate dalle restrizioni introdotte contro la pandemia e dalla crisi economica da queste derivante. 

Oltre l’aspetto risarcitorio, per così dire, vi è uno stimolo alla ripresa e allo sviluppo. Lo scopo non è solo riparare i danni ma costruire un sistema economico più produttivo e competitivo.

In questa direzione vanno i provvedimenti del Titolo II del decreto, quelli che riguardano la liquidità delle imprese, l’accesso al credito, i canali alternative di finanziamento, la tassazione del capital gain nell’ambito delle startup e PMI innovative

Le plusvalenze derivanti da cessioni di quote di startup e PMI innovative non saranno più tassate

Una delle maggiori novità riguarda le quote di partecipazione di startup e Pmi innovative. Per quelle che saranno state sottoscritte da persone fisiche tra il 1 giugno 2021 e il 31 dicembre 2025 vi sarà un’esenzione totale dal pagamento delle tasse sulla plusvalenza realizzata. Ora si paga invece un’aliquota del 26%. Unico requisito: dovranno essere possedute per almeno tre anni. 

Non solo, possono godere dell’esenzione anche quelle plusvalenze realizzate in seguito alla vendita di partecipazioni detenute in società non innovative, a patto che dopo meno di dodici mesi, ed entro il 31 dicembre 2025, siano reinvestite in startup o Pmi innovative. E in questo caso non vi è neanche il requisito dei tre anni di possesso precedente delle partecipazioni.

Queste agevolazioni naturalmente sono cumulabili con quelle già esistenti, come le detassazioni del 30% o del 50% degli investimenti in startup.

L’obiettivo: capitalizzare le aziende più innovative e aprire nuovi canali per il risparmio italiano

Si tratta con tutta evidenza di uno strumento per stimolare gli investimenti in aziende innovative, investimenti che non siano a scopo speculativo, come è evidente dalla condizione dei tre anni di possesso delle quote, ma di sviluppo.

Si vuole inoltre spingere gli italiani a considerare questa modalità di impiego dei propri risparmi in alternativa ai soliti da sempre maggiormente privilegiati.

La sottocapitalizzazione delle imprese, in particolare di quelle più piccole e giovani e allo stesso tempo l’immobilizzazione dei risparmi nelle solite destinazioni meno produttive sono due tipiche caratteristiche dell’economia italiana, del resto molto collegate tra loro.

Nella stessa direzione va la concessione di garanzie su portafogli di obbligazioni emesse da aziende che con tali capitali vogliano realizzare progetti di sviluppo aziendale. 

La ricerca di nuovi canali di finanziamento da parte delle imprese e allo stesso tempo di impiego dei patrimoni da parte dei risparmiatori è un obiettivo irrinunciabile di cui da tempo sono coscienti coloro che operano nel mondo degli investimenti, della finanza, delle imprese. E da qualche tempo sembra esservi consapevolezza anche nella stanza dei bottoni.


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