Da una parte, l’incertezza sulle forniture legata alla guerra in Ucraina e la volatilità dei prezzi delle materie prime creano una certa preoccupazione per le utility europee, che temono soprattutto un aumento del loro indebitamento.
Dall’altra, se si pone l’attenzione sul fronte strutturale, tra il 2022 e il 2023 gli analisti prevedono una crescita del 24 per cento dei fondi da destinare in primis a piccole e medie acquisizioni e per l’ammodernamento delle reti.
Si stima che, per questo tipo di operazioni, verranno immessi sul mercato europeo qualcosa come 100 miliardi di euro, principalmente per via dei maggiori guadagni nel breve termine di cui le utility inserite nell’indice Stoxx Europe 600 stanno beneficiando grazie al boom della transizione energetica.
Sono questi i macro temi che emergono da una recente analisi di Bloomberg Intelligence sul contesto energetico del Vecchio Continente.
Le imprese italiane non stanno a guardare e nel 2021 hanno fatto registrare un forte aumento degli investimenti, soprattutto nel campo delle rinnovabili: si parla di 13,5 miliardi di euro (+48 per cento rispetto al 2020), sulla base di oltre 400 operazioni finanziarie (+72 per cento).
I dati, presentati nell’Irex Annual Report 2022, lo studio della società di consulenza strategica Althesys, evidenziano anche che i margini di profitto sono quasi raddoppiati in un anno, anche grazie alla corsa dei prezzi.
Per le aziende delle rinnovabili, insomma, il 2021 è stato un anno di ripresa: il fotovoltaico resta in testa alle tecnologie mentre l'eolico sembra perdere leggermente terreno.
Tuttavia il vero problema è che in Italia solo il 30 per cento dei progetti ha ricevuto l’autorizzazione a partire da parte degli uffici pubblici: si stima addirittura che il 91 per cento di tali procedure si trovi ancora alle fasi iniziali.
Ancora troppo forte pare, infatti, la resistenza opposta dalle istituzioni, con un numero ancora molto elevato di progetti bocciati o bloccati, con pesanti conseguenze a livello tecnologico perché dopo anni trascorsi sui tavoli di ministeri, uffici regionali e soprintendenze, i progetti invecchiano e le tecnologie diventano obsolete, rendendo necessaria l’autorizzazione per varianti di progetto, allungando ancora di più i tempi.
La situazione addirittura peggiora se si considerano le dimensioni delle iniziative, delle quali solo il 18 per cento ha ricevuto il via libera: poco più di 1,4 GW autorizzati contro gli 8,2 GW in attesa. Nel fotovoltaico, a fronte di 60 impianti autorizzati, ce ne sono 169 in attesa mentre nell'eolico onshore, a fronte di circa 300 MW autorizzati, 1,2 GW sono in stand-by burocratico.
Numeri di un certo peso che, tuttavia, raccontano anche di un grande interesse da parte delle utility di fronte a due comparti sempre più competitivi e profittevoli grazie anche all’impennata dei prezzi, alla crisi ucraina e agli obiettivi dell’European Green Deal 2030.
Nel 2021, infatti, i ricavi medi unitari per l'eolico onshore sono saliti del 23 per cento, con la variante offshore che ha addirittura registrato un +116 per cento sul 2020.
Da registrare, infine, la crescita a due cifre anche del fotovoltaico (+11,9 per cento) e il forte sviluppo dell'agrivoltaico.